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domenica 30 dicembre 2012


Ma come posso pensare di sfiorare il cielo se con me ho soltanto una misera scala a pioli...??? 
Nel frattempo resto lì, con il mio fedele ombrello a proteggermi dalle delusioni, in attesa che almeno il mare mi trascini via con sé...

giovedì 20 dicembre 2012

Inquietudine & Malinconia...


Arrivano sempre in coppia, alla stessa ora, tutte le notti. 
Sono una di quelle persone che ha grossi problemi a prender sonno e che, una volta a letto, non riesce a far a meno di girarsi e rigirarsi per scacciare tutte le paranoie delle giornata che le si affollano in testa.
Chissà perché sempre di notte...l'oscurità e il silenzio, nell'attesa di un nuovo giorno, mi creano un'ansia indescrivibile. 
Non ho nessun problema, invece, se si tratta di dormire di giorno, fra gli odori, le luci e i suoni di una casa "viva"...anziché darmi fastidio, mi trasmettono tranquillità e "sicurezza", non saprei dire di cosa, ma la sensazione è quella, è come se potessi avere tutto sotto controllo mentre di notte no.
E' pure strano, poi, come durante tutto l'arco della giornata io non pensi affatto a certi problemi, mentre, di notte, quelli bussano puntualmente alla mia porta, sembrando più grandi e insormontabili di come mi apparissero durante il giorno. Accade spesso, infatti, che la mattina mi svegli pensando a come sia stata stupida a farmi venire in mente certe idee e che in realtà quelle cose a cui pensavo non sono affatto così gravi! Ma la lezione non la imparo mai e con l'oscurità perdo inevitabilmente la mia lucidità e capacità di giudizio, facendo spazio all'ansia e ad una certa inquietudine fastidiosa che mi accompagna tutta la notte. 
Per addormentarmi cerco di pensare ad immagini, persone e situazioni rilassanti...una di queste immagini è quella dei gatti sui tetti che guardano la luna o il profilo notturno delle montagne (abito in una zona di montagna). 
Poi mi capita di guardare attraverso la finestra e di immaginare quello che pensano prima di andare a letto i miei vicini di casa, soprattutto le persone molto anziane, e le altre persone che nemmeno conosco ma che, in un certo senso, mi incuriosiscono (questa è strana, lo ammetto...). Mi piace immaginare l'interno delle loro case e i loro ultimi pensieri prima cadere fra le braccia di Morfeo. Immagino le strade deserte del mio paese, le campagne abbandonate a ridosso delle frazioni, e ricordo momenti della mia vita in cui avrei tanto voluto essere stesa sotto quelle coperte, al calduccio e al riparo da ogni paura (uno di questi momenti è stato all'aeroporto di Stansted...)

zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz.............................................................................................................

Credo che adesso proverò a dormire, con la speranza di svegliarmi domani mattina semplicemente più serena e riposata. Buonanotte mondo!

martedì 6 novembre 2012

Londra può attendere. (Le notti insonni di una au pair mancata all'aeroporto di Stansted)



E' durata una settimana. 
Mai avrei immaginato una simile disfatta, eppure è esattamente questo il termine più appropriato per descrivere quella che è stata la mia (dis)avventura londinese. Premetto che Londra l'ho vista solo in cartolina!
Ma partiamo dal principio. La sera della partenza ero praticamente il fantasma di me stessa... diedi un esame all'università proprio quella stessa mattina e, reduce da una nottata di studio matto e disperatissimo (senza contare lo stress dei preparativi), il mio stato psico-fisico somigliava molto a quello di uno zombie appena investito da un tir.
Versavo in uno stato di coma vigile (ma neanche tanto) in cui l'unica cosa che riuscivo a percepire chiaramente era un certo oscuro presentimento...
Ad ogni modo, trovato posto sull'aereo, cercai di schiacciare un pisolino sul comodissimo (!) sedile della Ryanair, ma il baccano di un gruppo di ragazzotti alle mie spalle non mi fece chiudere occhio per tutto il tempo...in compenso riuscii a rilassarmi un po' e a farmi 2 sane risate al ritmo delle loro spassose battute in romanesco, nonostante la stanchezza.
Sapevo già che avrei dovuto trascorrere la notte all'aeroporto di Stansted e più si avvicinava il momento dell'atterraggio più saliva l'ansia del dover trascorrere la mia prima notte da sola, in un aeroporto, e per giunta in un paese straniero. La prima cavolata che feci fu quella di perdere tutto il gruppo che era con me sull'aereo, perché non appena atterrata, mi diressi verso una toilette e all'uscita non trovai nessuno, ero in un ambiente completamente deserto e a parte me non c'era anima viva...pensai...ma dove sono gli altri? Dove si ritira il bagaglio??? Che cavolo di aeroporto è questo??? Finalmente incrocio delle persone, spaesate quanto me, e dopo una serie di giri a vuoto (fra cui anche una corsa in salita sulle scale mobili che scendevano) capimmo che dovevamo prendere il treno al di sotto delle scale mobili. In effetti non era così complicato, ma vuoi l'ansia, vuoi la stanchezza, vuoi la mia intrinseca imbranataggine, ci misi un po' a capire come funzionava quell'aeroporto.
Una volta arrivata a destinazione, intorno alla mezzanotte, ritirai il bagaglio (l'ultimo rimasto sul nastro trasportatore) e mi precipitai a fare il biglietto per il viaggio del giorno seguente  all'agenzia dei bus National Express interna all'aeroporto, miracolosamente ancora aperta nonostante l'ora tarda. 
Notai che le poltroncine azzurre erano già tutte occupate (come immaginavo) e trascorsi la nottata fra un angolo e l'altro del duro e freddo pavimento in marmo dell'aeroporto. Eh sì, se c'è una cosa che ricorderò per sempre di questo viaggio è il pavimento dell'aeroporto di Stansted! 




Osservai per tutta la sera il viavai di gente intorno a me, e le persone, soprattutto giovani e backpackers da ogni parte d'Europa, che dormivano stese sul pavimento nelle posizioni più assurde...potevi trovare l'intera varietà umana stesa lì su quel pavimento! 




Ogni tanto cercavo di origliare qualche conversazione fra viaggiatori solitari come me, sperando che qualcuno mi chiedesse qualcosa... ebbene sì, nonostante non dormissi da più di 24 ore avevo voglia di parlare con qualcuno, specialmente con la ragazza inglese backpacker accanto a me che aveva l'aria di una viaggiatrice esperta e con tante storie da raccontare. Purtroppo aveva già passato gran parte della serata a chiacchierare con un altro ragazzo italiano e, dopo che questo andò via, crollò sfinita sul suo bagaglio lanciandomi un timido sorriso d'intesa. C'erano tantissimi italiani, e molti tifosi con sciarpe della Fiorentina e della Juventus (!)
Fu una notte lunghissima, ero sfinita, e nonostante ciò non riuscii a dormire nemmeno 10 minuti. L'unica volta che ci provai sul serio, e dopo aver girato tutto l'aeroporto alla ricerca di un angolo di pavimento pulito e tranquillo, venni svegliata da un vigilantes che mi chiese di spostarmi da un'altra parte.
Non mi sentivo bene per niente, faceva freddo e il brutto presentimento si faceva via via più forte.
Avevo l'autobus alle 6.15 e alle 5.00 ero già alla fermata del bus, davanti all'aeroporto (uscita aeroporto, sinistra, scendere per una rampa, di nuovo sinistra). 
La seconda cavolata che feci fu quella di non andare per l'ennesima volta in bagno prima di partire. Furono le 3 ore (sì, avete capito bene...3 ore di viaggio in autobus!)  più lunghe e sofferte della mia vita... l'alternativa sarebbe stata quella di scendere in qualche fermata intermedia per andare in bagno e prendere un altro bus (facendo un altro biglietto), ma ero terrorizzata dall'idea di scendere in mezzo al nulla, non sapendo quando ci sarebbe stato il prossimo autobus, e così la trattenni...ancora 5 minuti e sarei esplosa! 
E meno male che ero nella civilissima Inghilterra! 
Il National Express non aveva il wc a bordo e non si fermava per permettere ai viaggiatori di andare in bagno, nemmeno per viaggi di 3 ore o più...pazzesco!
Oltretutto ero anche costretta dalla cintura di sicurezza che il simpatico (!) conducente ci invitò ad allacciare. 
Quindi, se vi capita di dover prendere lo stesso bus per un viaggio così lungo, attrezzatevi con un pannolone! 
Una volta giunta a destinazione la prima tappa fu il bagno di una stazione degli autobus, manco a dirlo...una pipì lunghissima, non ho mai urinato così tanto in vita mia, non dimenticherò mai quegli istanti. 
Dopo una ventina di minuti, ecco che arriva la Signora X a prendermi con la sua Renault Picasso con cambio automatico e i tre pargoli a bordo...e qui inizia la (dis)avventura. 
Dopo un piatto di pasta, e dopo aver dormito fino alla mattina successiva, saltando anche l'invito per cena, inizio a prendere coscienza dei problemi. 
Il posto era lontanissimo dalla città, lontanissimo dalla più vicina fermata di autobus, lontanissimo dal primo centro abitato...insomma, isolato e lontanissimo da tutto.
Ero in una villa circondata da un giardino enorme e io avevo tanto di dependance, eppure mi sentivo come Robinson Crusoe sull'isola deserta. 
Nei dintorni, solo un antico cimitero e un ranch di vacche!
Come diavolo avrei fatto a frequentare un corso d'inglese? 
Come potevo resistere 3 mesi senza avere la possibilità di spostarmi liberamente, di fare amicizia, di uscire il sabato sera...come???
Come compagnia, avevo solo una tv malfunzionante e una radio d'epoca (guasta). Mea culpa: non mi ero informata a sufficienza prima di prendere la decisione di partire e mi sono fidata ciecamente di quella strega amica di mia madre.
La Signora X era un tipo piuttosto freddino, sempre indaffarata e alle prese con 1000 cose, un po' isterica e con la sindrome dell'artista incompresa. 
Il marito era sempre lontano per lavoro e tornava a casa giusto per il weekend... guarda caso era anche l'unico a possedere la password per connettersi alla rete domestica, e lei, per qualche strana ragione a me ignota, era impossibilitata a richiedergliela per telefono, e così mi chiese di fare a meno della connessione almeno fino al ritorno del Signor X (tragedia!). Trascorsi dei giorni d'inferno...il cibo che mi passavano era veramente poco, sarebbe stato poco anche per una modella anoressica, e io non potevo nemmeno provvedervi da sola non essendoci supermercati nelle immediate vicinanze! 
Inoltre, dovevo fare i conti con la guida inglese... un disastro totale! 
Ho rischiato più volte l'incidente ed ero terrorizzata all'idea di dover essere responsabile per l'incolumità di quelle povere ed innocenti creature. 
E anche ammesso di saper guidare, la Signora X non mi avrebbe mai prestato la sua macchina per farmi i fatti miei! Potevo prenderla solo per accompagnare i figli a scuola, perché, giustamente, la macchina serviva a lei.
Per spostarmi avrei dovuto di volta in volta chiederle di accompagnarmi alla fermata dell' autobus più vicina. 
Ero in tutto e per tutto dipendente dalla Signora X.
Il colpo di grazia fu la febbre, un febbrone da cavallo con tanto di mal di gola sopraggiunto dopo una passeggiata in un parco cittadino. Fui costretta a letto per ben 3 giorni, durante i quali non ricevetti nessuna assistenza da parte della Signora X... nemmeno da mangiare!!! Non potevo crederci, non potevo credere di essere capitata in mezzo a persone così meschine. Per fortuna (!) avevo ancora 2 panini induriti alla mortadella preparati da mia madre il giorno della partenza e che erano ancora in parte commestibili. Una sera, raccolsi tutte le forze che mi erano rimaste per uscire dalla dependance e andai a prendere qualcosa per preparare una minestra dalla dispensa della Signora X, intrufolandomi in casa sua come una ladra (fu uno dei bimbi ad aprirmi la porta)... nell'ordine: una cipolla rinsecchita, una carota, dei minuscoli pomodorini e spaghetti (che sminuzzai per farne una pastina). 
Una situazione kafkiana!
Ero sola, malata e affamata, e volevo solo tornare a casa mia. 
Ero in preda ad attacchi di panico e mi sentivo come rinchiusa in un carcere... la Signora X, una pazza da legare, si fece viva soltanto per comunicarmi che era delusa dal fatto che non avevo preparato la colazione ai bambini (con 40° di febbre!). In confronto a lei i bambini erano dei veri angeli, troppo teneri! Una mattina entrarono nella mia dependance con in mano delle fettine di prosciutto cotto chiedendomi se avevo fame :))))))
Da qui la decisione: non sarei rimasta un giorno di più in quella prigione! 
Il mio ragazzo (santo subito!) mi prenotò un volo di ritorno, di nuovo da Stansted, con tanto di nottata all'aeroporto inclusa! 
Cercai di impietosire quell'acida della Signora X, la quale era troppo occupata perfino per permettermi di stampare la carta d'imbarco (fortuna che era appena soppraggiunto il Signor X, decisamente più gentile e umano della moglie...), con una tipica sceneggiata napoletana e un pianto disperato, buttandola su presunti problemi di salute (il tutto per riuscire a strapparle almeno un passaggio in macchina fino alla fermata dell' autobus, dato che la STRONZA voleva pure che mi pagassi un taxi), e così affrontai un nuovo estenuante viaggio di 3 ore in autobus e un'altra estenuante notte sul pavimento dell'aeroporto London Stansted. 
Non mi ero ancora ripresa del tutto dalla malattia, avevo mangiato pochissimo ed ero emotivamente provata da quell'esperienza nefasta. Continuavo ad avere assurdi attacchi di panico, come la paura di perdere l'aereo o la carta di identità e, come se non bastasse, incontrai una comitiva di ragazzi italiani (che riconobbi grazie alla suoneria del Pulcino Pio...) che mi terrorizzò con dei racconti inquietanti di gente bloccata in aeroporto. 
Iniziai a intravvedere la luce in fondo al tunnel quando verso le 5.30 di mattina vidi su un tabellone la scritta "gate open" in corrispondenza del mio volo. Una volta imbarcato il bagaglio, e passati tutti  i controlli, sentii che l'incubo stava per concludersi e tirai un sospiro di sollievo, trovando anche il tempo di fare un piccolo acquisto al duty free....il soldatino inglese che avevo promesso al figlio dei miei vicini di casa e a cui spesso faccio da baby sitter. 
Dopo un'attesa di circa un'ora, all'avviso di imbarco,  presi di nuovo il treno che portava fino alla pista di decollo e, una volta a bordo, mi sentii finalmente in salvo! Tra me e me non potei far a meno di esclamare "INGHILTERRA...??? PRRRRRRRRRRR...!!!!"


In compenso ho scoperto di avere il famoso "sesto senso" e che probabilmente avrei fatto molto meglio a seguirlo!
Sarà per la prossima...

Goodbye England!

martedì 9 ottobre 2012

10 anni fa...


....l'inizio di un lungo viaggio. L'inizio di "me"! 
Ciao Forlì!

lunedì 10 settembre 2012

Au pair per caso: esilaranti avventure londinesi di una ragazza all'ultimo scorcio dei suoi 20 anni......


Si parte, ragazzi... questa volta si parte! 
La mia Casa Fantastica trasloca e spicca il volo diretta a... Londra!!!
Non riesco ancora a credere di aver accettato, sono una pazza furiosa, ma va bene così! 
E' successo tutto così improvvisamente, dopo anni di piatto totale, fra libri e lavoretti saltuari sempre uguali...da un giorno all'altro invece mi ritrovo catapultata in questo nuovo progetto, fra mille cose da organizzare e preparare e con pochissimo tempo a disposizione! 
Non ce la farò mai...ma ci proverò lo stesso.
Sì lo so, Mary Poppins se la caverebbe in qualsiasi situazione, non come me che avrò i sudori freddi quando la mattina mi toccherà accompagnare i bimbi a scuola guidando sul lato sinistro della carreggiata...a lei bastava aprire l'ombrello, io invece avrò una macchina enorme con cambio automatico e nuove regole della strada da imparare (proprio io che non sono mai stata un fenomeno alla guida nemmeno qui in Italia...)! 
Ad ognuno il suo.
D'altra parte se ce la fanno le ragazzine 18enni perché non dovrei farcela io che ho abbondantemente superato i 25? 
E' con queste domande idiote che mi sto torturando da circa 52 ore, 15 minuti e 57 secondi. 
Cerco di farmi coraggio, confidando sul fattore anagrafico e sull'illusione che, dopotutto, non deve esser così tragico aver cura di 3 (E DICO 3!!!!!!!) graziosi sconosciuti bimbi piccoli...insomma, ci sono cose decisamente più impegnative a questo mondo, tipo fare la traversata dell'oceano a nuoto, fare l'equilibrista sulle cascate del Niagara, guidare un plotone di soldati in mezzo al deserto...

 
Ok, sono in preda al panico...ma riuscirò a superare anche questa! Devo impegnarmi tanto, studiare per gli esami della sessione invernale, frequentare un corso d'inglese, accudire i bambini, aiutare nei lavori domestici..., insomma, saranno 3 mesi da delirio, ma me li voglio godere alla grande perché sarà l'ultima "follia" da vetero-ventenne prima di diventare veramente grande...

sabato 21 luglio 2012

Sognando Parigi....


 
Rieccomi qua, dopo un lungo periodo di assenza dovuto ai miei "non-impegni" nel mondo reale...no, non scherzo, anche il non aver impegni è impegnativo, e spesso lo è anche di più di certe giornate piene di lavoro...! Gli impegni sono come una vacanza da se stessi, il non averne ti costringe invece a trascorrere intere giornate in balìa di te stesso, dei tuoi pensieri e delle tue emozioni, e se queste non sono propriamente piacevoli e la tua persona si rivela essere una cattiva compagnia...beh...meglio trovarsi qualcosa da fare! 
Lo studio non aiuta assolutamente, anzi, peggiora le cose, costringendoti a fare i conti ogni giorno con le tue aspirazioni ma anche con i tuoi limiti...non è facile! Ad ogni modo ora sono qui, nella mia casa fantastica, e posso finalmente rilassarmi un po'...! I sentimenti negativi sono assolutamente banditi! Volevo dirvi che fra pochi giorni trascorrerò una settimana a Parigi...sì, Parigi è uno di quei posti dove potrei trasferire la mia casa fantastica, erano anni che sognavo di andarci e ora che sono in procinto di partire non ho voglia di pianificare nulla di questo viaggio. Non mi va di star lì a gugolare "posti da visitare a Parigi" o di fare il calendarietto giornaliero delle visite, voglio decidere sul momento dove andare e cosa fare, lasciarmi guidare dall'istinto e dall'impeto del momento senza nessun tipo di programmazione...ecco la vera vacanza!
Spero proprio di star bene...spero che Parigi mi dia la carica di cui ho bisogno...nel frattempo vi dedico questo pezzo, augurandovi buon viaggio...che sia reale o fantastico non importa...anche una serata in compagnia di persone speciali in un posto qualunque può essere un viaggio indimenticabile... se ne conserverete il ricordo anche dopo anni vuol dire che avrete veramente viaggiato! Au revoir...


lunedì 23 aprile 2012

Riflessioni sul mito della vita universitaria...


Dicono che il periodo degli studi universitari sia il più bello nella vita di una persona e mi sento di concordare in parte con questa affermazione. Ogni esperienza può essere diversa dall'altra per molteplici fattori, quali, l'ateneo dove si studia, il fatto di essere fuorisede o "in sede", il tasso di partecipazione ad attività extra-didattiche (associazionismo, sport, corsi vari...), il fattore "erasmus" e, ultimo, ma non meno importante, quello dell'età con cui si intraprende un percorso di studi.  
Si tende a dare per scontato che tutte le persone seguano un percorso di vita "lineare" in cui a 19 anni ti diplomi e subito dopo decidi di iscriverti all'università (laureandoti tassativamente in corso) oppure di cercarti un lavoro...ma la vita vera è un'altra rispetto a quella progettata a tavolino da chi la realtà dimostra di non conoscerla affatto, se non attraverso pregiudizi, stereotipi, malafede e ipocrisia.
Che poi, alla fine, quelli che si permettono di sentenziare sulla vita altrui ponendo se stessi come paramentro di giudizio (il che è già abbastanza ridicolo di suo...) sono solitamente quelli che raccontano sempre un sacco di bugie e che dedicano la loro vita a fregare il prossimo, in tutti i sensi. 
Brutte persone, dentro e fuori. Arrivisti, arroganti e senza scrupoli.
Non mi riferisco solo a certi politici e ai loro vili attacchi agli studenti fuoricorso o ai giovani disoccupati che vivono in casa con i genitori, ma proprio a coloro che dal basso della loro gretta ed insulsa mediocrità si lanciano pure ad applaudirli, e non sono pochi. 
Sono i leccapiedi del futuro, quelli che aspirano ad un posto al sole denigrando il prossimo per farsi belli davanti agli occhi del padrone di turno. 
Si sentono i paladini della meritocrazia (=classismo nella sua forma più socialmente accettabile), quelli per cui "educazione" deve far rima con "selezione", dovendosi selezionare i migliori fin da quando sono in fasce, tutti gli altri si arrangino, che vadano a zappare se non stanno al passo (o magari ad ingrossare le fila della malavita organizzata...)!
La cultura deve essere una merce per pochi fortunati, selezionati attraverso meccanismi degni del peggior quiz show televisivo. 
Il trionfo della pappagallocrazia, dove sicuramente non vince il più in gamba, ma solo il più veloce ad immagazzinare acriticamente tonnellate  di scemenze preconfezionate.
Più si sentono omologati (=schiavi) e più si sentono forti, appagati e al sicuro. Peccato che poi i problemi della vita non guardino mai in faccia a nessuno, e, quando alla fine tocca a loro di dover deviare dal binario prestabilito siano costretti a nascondersi come conigli impauriti nelle loro piccole tane di vergogna. Soli.
Solidarietà da parte del sistema che hanno difeso e adulato con tanta forza, quando le cose andavano bene, non ne troveranno (e nemmeno la meritano). 
Scaricati al primo passo falso con una tirata di sciacquone!
Da questo punto di vista non si può dire che il sistema sia anti-democratico, anzi...c'è molta democrazia quando si tratta di far saltare tutti gli anelli deboli della catena! 
Non sarebbe meglio pensarci prima? 
Non sarebbe meglio comportarsi da esseri umani, solidali l'uno con l'altro, anziché atteggiarsi a ossequiosi ed obbedienti burocrati fin dai banchi di scuola?
E invece no, lor signori preferiscono le guerre fra poveri, dove il compagno di banco è un potenziale nemico ed è colui che un domani potrebbe competere con loro per lo stesso posto di lavoro, quindi meglio iniziare a fargli pulci e sgambetti già da adesso, meglio colpirlo subito nei punti deboli per segnare un'altra tacca sul proprio, personalissimo, tabellone dell'infamia.
Ecco, se questi soggetti si riuscissero in qualche modo ad evitare, l'università potrebbe essere davvero il più bel periodo della tua vita e non l'anticamera di un incubo come vorrebbero loro .
Io, con un po' di esperienza, ho imparato a riconoscerli e ad evitarli, non con poche difficoltà. 
La vita universitaria non è quella finta e ritoccata che si vede nella foto, dove brillanti, bellissimi e giovanissimi studenti di tutte le nazionalità si ritrovano su un pratino verde, perfettamente tagliato, a discutere amabilmente di arte e letteratura. 
La vita universitaria è fatta di mille problemi, angosce, ingiustizie e bieca competizione individuale, sul principio della lotta di tutti contro tutti. 
E' un percorso ad ostacoli, dove c'è chi arriva in fondo, chi si ferma o chi, per diverse ragioni, è costretto ad interrompere momentaneamente. 
E' stupido pretendere omogeneità in un mare di diversità, è stupido pensare che l'educazione e la cultura personale possano misurarsi sulle basi della mera "tempistica" quando anche il concetto di tempistica è di per sé vago e arbitrario.
Se hai la fortuna di avere la mente un tantino un po' più aperta del normale e di ragionare fuori dai soliti stupidi schemi puoi ottenere molto di più di un 30 sul libretto. 
Coltivare le relazioni umane, vivere un'esperienza nell'associazionismo, viaggiare, leggere, fare un'esperienza di lavoro anche manuale, sono attività che obiettivamente possono distogliere del tempo allo studio nozionistico, ma altrettanto obiettivamente accrescono le possibilità di farti crescere come essere umano, vivo, appassionato e pensante piuttosto che come un perfetto idiota meschino, individualista e lecchino.





lunedì 16 aprile 2012

La valigia nel cuore

Ecco come mi sono sempre vista fin da bambina. 
Il mio unico e più grande desiderio è sempre stato quello di viaggiare, ma non nel senso di concedermi un viaggetto di qualche giorno di tanto in tanto...intendo proprio nel senso di vivere viaggiando! 
Volevo farne una professione, una scelta di vita.
La mia Casa Fantastica è ovunque e da nessuna parte, contemporaneamente. E' per questo che è così difficile da raggiungere. Dicono che sia questo sia il problema principale delle anime inquiete che non sanno trovare pace, ma a me non è mai importato granché di certi luoghi comuni e voglio continuare a cercare la mia Casa Fantastica, pur consapevole che non la troverò mai. 
E anche nel caso in cui riuscissi finalmente a trovarla, a quel punto avrei smesso di cercare...e di sognare.
Ma si può vivere sempre sognando?  Si può vivere serenamente quando non ci è concesso neppure di inseguirlo quel sogno? Perché la Nuova Zelanda è solo un punto qualsiasi su un mappamondo di plastica?
Perché sono fissa e immobile in un paese grigio che non mi vuole? Perché i miei sogni sono solo pregiati pezzi di carta da appendere alle pareti? Sarò mai felice?
Quanto sarebbe bello avere la lampada di Aladino! 
Non esiterei un attimo a chiedergli di poter viaggiare per tutta la vita. 
Ogni settimana in un posto diverso, fino a completare il giro del mondo 3 o anche 4 volte! 
Se potessi farei anche un salto sulla luna! 
Vorrei trovare in ogni angolo sperduto della terra gli amici che non ho mai avuto. 
Vorrei essere accolta con  un abbraccio ogni qual volta mi reco in un posto diverso. 
Vorrei sentire il calore sincero dell'amicizia che travalica ogni confine. Vorrei portare per sempre nel cuore il ricordo delle risate sotto la luna e di una canzone allegra davanti ad un falò. 
Vorrei una valigia di cartone piena di ricordi e di altre mete da raggiungere.

domenica 15 aprile 2012

Orecchini di cristallo

La domenica mi piace per un'unica ragione: c'è il mercato! Girare fra le bancarelle di domenica mattina, quando c'è aria di primavera e un bel sole caldo che fa capolino fra le nubi, è una delle cose che amo di più al mondo! Se poi parliamo di pashmine e bigiotteria etnica è la fine (per le mie modeste tasche).
Ogni volta che  intravvedo un luccichìo nei toni del rosa, del rosso, del verde smeraldo o dell'azzurro non posso a fare a meno di curiosare, toccare, provare e alla fine acquistare!
Stamattina ho comprato un paio di orecchini molto simili a quelli nella foto per soli 3 euro. Il colore delle pietre è proprio identico, un verde acquamarina con sfaccettature che vanno dal viola al rosa chiaro, ma la struttura è leggermente diversa, i miei hanno delle piccole applicazioni in argento fra una pietra e l'altra che li rendono molto più etnici di quelli nella foto. Ebbene, sì... per la bigiotteria ho una vera e propria passione! 
Quella dei mercatini etnici, però...per quanto riguarda certe patacche griffate in acciaio, così tanto reclamizzate in tv e che costano una barca di soldi, davvero non capisco come facciano ad andare tanto di moda...de gustibus...
Ritornando ai miei orecchini, trovo che questo colore sia molto adatto nelle giornate più intense di impegni, in quanto questa particolare tonalità di azzurro aiuta ad infondere una certa calma...non saprei, ma a me dà questa sensazione. Spero un giorno di poter riempire un'intera parete di casa con orecchini, collane e bracciali in argento, pietre dure e cristalli colorati...sarebbe una Parete Fantastica!

venerdì 13 aprile 2012

Procrastino, ergo sum

Vi è mai capitato di leggere qualcosa che sembrasse scritto appositamente per voi ? Avete mai avuto la sensazione (alcune volte fastidiosa...) che la voce narrante parlasse direttamente a voi, senza tanti mezzi termini o giri di parole?
Bene, a me è successo con "Il libro dei pigri felici-perchè puoi tranquillamente rimandare a domani quello che potresti fare oggi"di Kathrin Passig e Sasha Lobo. 
Lo presi senza troppa convinzione dallo scaffale dei libri superscontati, colta da un improvviso quanto fugace senso di colpa per non aver più letto un libro dai tempi in cui andavano di moda i Tokio Hotel (libri universitari a parte...)
Beh, la morale è questa (cito testualmente): non sempre darsi da fare è la cosa migliore. Se romeo avesse aspettato un po' prima di suicidarsi sulla tomba di Giulietta, i due sarebbero felicemente invecchiati insieme.
In effetti ci sta tutto. Il libro spiega come la procrastinazione sia, in realtà, una sorta di "istinto di sopravvivenza" e che purtroppo  nessuno sembra rendersi conto che la maggiorparte delle volte le cose si mettono a posto da sole (e anche meglio...), senza che noi alziamo un dito. Per una procrastinatrice cronica e seriale qual sono io, ogni riga di questo grazioso libricino risuona come musica per le orecchie (concedetemi il paragone), ad ogni parola sembra darmi ragione o addirittura elogiarmi.
Dopo averlo letto tutto mi sono sentita decisamente meglio. Un insulso libricino incastrato fra un vecchio romanzo Harmony e una guida per allevatori di labrador è riuscito dove tutti gli altri hanno fallito: far salire la mia autostima.
Forse la pigrizia non è poi questo gran difetto, o almeno non lo è come questa società vuol farci credere. Fosse per me, gli farei vincere il Nobel della Letteratura!

giovedì 12 aprile 2012

Benvenuta a me (e anche a voi che passerete di qua...)

Moon Over Marsh Cottage-David Bishop

Ecco pronto (o quasi) il mio primo blog! Era da tempo che ci pensavo...sono sempre stata una grande lettrice di blog altrui ma non ho mai avuto il coraggio di aprirne uno tutto mio...adesso eccomi qua.
Perché ho scelto la Casa Fantastica? Perché nella Casa Fantastica c'è tutto quello che vorrei, è la casa dove tutti i miei sogni prendono forma e sostanza, dove sono libera di essere e di pensare. 
Nella Casa Fantastica non ci sono orologi, il tempo è una dimensione sconosciuta. 
E'  un luogo sicuro, al riparo dalle angosce, dalle ansie e dalle frustrazioni della vita reale.
 Non ci sono strade o sentieri da percorrere per arrivarci...la Casa Fantastica non è su questo pianeta, ma nella testa e nel cuore di chi vive orgogliosamente con la testa fra le nuvole. 
Potrebbe essere una casa su un albero in mezzo ad un bosco incantato, uno chalet di montagna, una stupenda colonica che dà sul mare, o addirittura una casetta di marzapane sulla luna, dalle forme e dai colori più strani: quadrata, piramidale, tonda, a fiorellini, a pois o anche sottosopra!!!
Nella Casa Fantastica sognare non è peccato e, soprattutto, nessuno mai è solo. 
C'è sempre qualcuno pronto a scambiare due chiacchiere su un altrettanto Fantastico Divano, davanti ad una tazza di caffè e ad una Fantastica torta al cioccolato&vaniglia...perché nella Casa Fantastica non esistono nemmeno le calorie in eccesso...